“Scrivere è un atto di coraggio” – Intervista a Monica
Sabella
Dopo il sorprendente successo del suo
romanzo “La sposa che disse no”, l’scrittrice Monica Sabella torna a far
parlare di sé. Con oltre 149 copie vendute in soli 11 giorni, la sua voce ha
colpito nel segno. L’abbiamo raggiunta per un’intervista più profonda, capace
di svelare l’anima dietro la penna.
·
D: Monica, cosa significa per
te scrivere?
R: Scrivere è un atto di coraggio. Ogni
parola che metti sulla pagina è una parte di te che decidi di mostrare al
mondo. È come aprire una finestra sul proprio cuore e lasciare che altri ci
guardino dentro.
·
D: “La sposa che disse no” ha
colpito molti lettori. Cos’ha reso questa storia così speciale secondo te?
R: Credo che la forza stia nella verità.
Anche se è un romanzo, tutto ciò che Kira vive è reale in tante parti del
mondo. La sua lotta, la sua voce, il suo rifiuto… toccano qualcosa di profondo
in chi legge.
·
D: Quanto c’è di te in Kira?
R: Molto più di quanto immaginassi. Quando
ho iniziato a scriverla, pensavo fosse solo un personaggio. Ma col tempo, ho
capito che rappresentava anche le mie ribellioni silenziose, le volte in cui ho
detto no anche se avevo paura.
·
D: Hai scelto l’pubblicazione
autonoma. Una scelta coraggiosa?
R: Sì, e rifarei tutto. Ho imparato che non
serve un’etichetta per essere ascoltati. Se hai una storia forte e la racconti
col cuore, le persone ti leggono. L’pubblicazione autonoma mi ha permesso di
essere libera e vera.
·
D: Hai ricevuto messaggi dai
lettori? Ti ha colpito qualcuno in particolare?
R: Sì, tantissimi. Una donna mi ha scritto
dicendo che ha letto il libro con le lacrime agli occhi e lo ha regalato a sua
figlia adolescente per parlarle di libertà. Quella mail l’ho riletta mille
volte. È per momenti così che scrivo.
·
D: Se potessi parlare alla te
stessa di qualche anno fa, cosa le diresti?
R: Le direi: non smettere mai. Anche quando
hai l’impressione che nessuno ti ascolti. Ogni parola che scrivi oggi, un
giorno sarà una luce per qualcuno. E magari quella luce ti tornerà indietro
moltiplicata.
·
D: Prossimi progetti?
R: Sì, sto lavorando a nuove storie. Alcune
più intime, altre più forti. Ma tutte con lo stesso obiettivo: trovare chi ha
bisogno di quelle parole in quel preciso momento. Perché ogni libro trova il
suo lettore.
📬 Messaggi dai lettori
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Carlo:
«Monica, il tuo libro mi ha spaccato il
cuore in due. Ho una figlia e non ho potuto fare a meno di immedesimarmi. È un
pugno e una carezza insieme.»
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Daniele:
«Non leggevo da anni, ma ho divorato *La
sposa che disse no* in due giorni. Kira non è solo un personaggio, è un
simbolo. Grazie per averla creata.»
·
Lara:
«Ho pianto. Ho chiuso il libro, poi l’ho
riaperto. Alcune frasi me le sono segnata sul diario. Ti prego, continua a
scrivere.»
·
Nadia:
«La tua scrittura arriva dritta all’anima.
Ogni parola è una ferita che si trasforma in forza. Hai dato voce al silenzio.»
·
Angela:
«Mi sono ritrovata a pensare a Kira anche
dopo aver finito il libro. Come se fosse una persona vera. Come se mi avesse
lasciato qualcosa di suo.»
·
Laura:
«Una storia potente, necessaria, che ogni
ragazza dovrebbe leggere. Un grido che rompe il muro dell’indifferenza.»
·
Mariaantonietta:
«Mia figlia ha 14 anni. Abbiamo letto
insieme il tuo libro e ne è nato un dialogo che non eravamo mai riuscite ad
avere. Grazie.»
·
Alessia:
«Mi sono sentita abbracciata. Io, che ho
detto tanti “no” nella vita e sono sempre stata punita per questo. Kira mi ha
capita.»
·
Francesca:
«Vorrei farlo leggere a scuola. È un libro
che parla di libertà, coraggio e amore. Lo terrò sempre nella mia libreria del
cuore.»
·
Francesco:
«Non so se una ragazza come Kira esista
davvero. Ma se esiste, spero che legga questo libro. E capisca che non è sola.»
·
Teresa:
«Monica, non smettere mai di scrivere. Hai
talento, ma soprattutto hai cuore. E questo oggi è raro.»
·
Giovanna:
«Ogni pagina è un colpo al petto. Ma anche
una speranza. Sei riuscita a raccontare il dolore con poesia.»
·
Rina:
«Il tuo libro mi ha fatto male. Ma era un
dolore necessario. Ho finito l’ultima pagina in silenzio, senza parole. Solo
con gli occhi lucidi.»
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